Veleia, antica città romana, fu a lungo solo un nome citato dalle fonti antiche. Intorno alla metà del Settecento però un caso fortunato permise di identificare con certezza il sito archeologico della città perduta e dimenticata.

Veduta panoramica di Veleia

Stampa celebrativa degli scavi di Veleia
All’epoca la riscoperta di Pompei aveva reso di gran moda le antichità romane, così il Duca di Parma don Filippo di Borbone, a maggior gloria della sua casata, fece eseguire gli scavi che riportarono alla luce quasi interamente l’antica città e creò l’attuale Museo Archeologico Nazionale di Parma per ospitarne i reperti.

Il sito archeologico di Veleia
Ora Veleia è uno dei più importanti siti archeologici dell’Italia settentrionale. Nel comune di Lugagnano Val d’Arda nell’Appennino piacentino in un bellissimo ambiente naturale, si possono percorrere le vie dell’antico abitato e visitare i resti del foro, della basilica, delle terme, delle botteghe e delle abitazioni. C’è anche un Antiquarium con alcuni reperti e un efficace apparato didattico.

Reperti da Veleia

Bebia Bassilla
A Parma nel Museo Archeologico sono tuttora esposti i ritrovamenti più importanti: la Tabula Alimentaria – la grande tavola bronzea coperta da iscrizioni grazie alla quale Veleia è tornata alla luce e noi conosciamo il nome dei suoi abitanti – le grandi statue marmoree della famiglia imperiale giulio-claudia che ornavano il foro cittadino, gli oggetti della vita quotidiana, i bronzetti di animali e divinità e soprattutto l’intenso ritratto in bronzo di un’aristocratica fanciulla, forse Bebia Bassilla, benefattrice cittadina, un volto giunto fino a noi grazie all’oblio che ha protetto le testimonianze dell’antica città.