Del crac del Parma Calcio si è parlato tanto, per cui mi sembra superfluo aggiungere altro.
Di ciò che è avvenuto dopo, però, vado particolarmente fiera: l’attaccamento dimostrato dai tifosi e dalla città nei confronti della società gialloblu è stato a dir poco sorprendente, e questo mi ha fatto riflettere sul modo di vivere il calcio a Parma. Proprio grazie al fallimento si è infatti riscoperto un modo diverso di vivere questo sport, più “ruspante” ma anche più sano.
Sono stata ad esempio in trasferta ad Arzignano, in provincia di Vicenza, dove il Parma Calcio 1913 ha affrontato la squadra locale: ho trovato un paese accogliente, piacevolmente stupito di fronte all’ingente numero di tifosi crociati accorsi. Nel parcheggio mi si anche è avvicinato un signore che ha espresso la propria ammirazione nei confronti dei supporter ducali. E’ vero, si tratta di serie D, ma fa sempre piacere essere riconosciuti sia per la passione sia per la compostezza.
E anche domenica scorsa, in occasione del debutto casalingo contro il Villafranca Verona, non è mancato il calore del pubblico: più di 10.000 persone sono accorse allo Stadio Tardini caratterizzato da un ingresso monumentale storico.
La struttura originaria dell’impianto risale infatti al 1922 quando l’avvocato Ennio Tardini, all’epoca presidente del Parma Football Club, regalò il terreno al Comune a patto che vi fosse realizzato uno stadio, per l’appunto lo Stadio Tardini che, in pieno centro cittadino, dopo quasi cento anni è ancora funzionale ed accogliente.
Parma è così: una città in grado di offrire tanto, dal punto di vista artistico, storico, gastronomico, ma anche sportivo e umano. Se verrete a scoprirla, che siate tifosi o meno, verrete accolti con un sorriso e perché no, con bel “Forza Parma” che non guasta mai!