La chiesa di Sant’Alessandro a Parma, in pieno centro storico, tra la Basilica della Steccata e il Teatro Regio, ha origini antichissime.

La regina e il santo

Su un’area appartenente alla nobiltà carolingia, la regina Cunegonda  fece costruire nel IX secolo un grande monastero benedettino femminile. Del primo luogo di culto resta solo un prezioso reperto, intagliato e decorato: la Porta di San Bertoldo. Bertoldo era il custode della chiesa, dichiarato santo dopo la sua morte e molto venerato in città. La porta stessa, considerata una reliquia, divenne oggetto di culto.

Il cugino di Parmigianino

Nel Cinquecento le monache decisero di ricostruire la chiesa di Sant’Alessandro. Per renderla accessibile dalla strada principale fu invertito l’orientamento. La testimonianza più importante di questo periodo è la pala posta sull’altare maggiore. E’ una Madonna col Bambino e Santi di Gerolamo Bedoli Mazzola, pittore manierista parente di Parmigianino, attivo anche nella prospiciente Basilica della Steccata.

La vicenda di Margherita Farnese

L’ultimo rimaneggiamento della chiesa di Sant’Alessandro a Parma fu condotto un secolo dopo, per volontà della badessa Maura Lucenia. Il suo vero nome era Margherita Farnese, figlia di Alessandro, terzo duca di Parma e Piacenza. Poco più che tredicenne Margherita sposò Vincenzo Gonzaga, ma dopo soli due anni l’unione venne annullata. La colpa fu data a Margherita, “rea” di avere un difetto congenito che le impediva di garantire eredi. Il suo destino era segnato: costretta a prendere i voti trascorse in clausura il resto della sua vita, durata 75 anni.

La chiesa di Maura Lucenia

La presenza di Maura Lucenia rafforzò il legame del monastero con la famiglia ducale, anche per la vicinanza al Palazzo della Pilotta. La chiesa di Sant’Alessandro fu impostata sul modulo del Teatro Farnese. Al suo interno le linee e i colori caldi dell’architettura, ricca di marmi preziosi, creano una fusione scenografica con gli arredi e le pitture. Di grande impatto è anche la cupola affrescata dal bolognese Alessandro Tiarini, che presenta una dinamica e fluttuante Apparizione del Cristo risorto.

All’ombra della Steccata

Nel 1821 il monastero fu demolito per lasciare spazio al Teatro Regio. Venne risparmiata solo la chiesa, messa però in ombra dall’imponenza della Basilica della Steccata. Sant’Alessandro è oggi considerata una chiesa minore, anche se assolutamente in grado di incantare per la sua bellezza, armonia e calore. E soprattutto per la sua lunga storia costellata di regine, santi e sfortunate badesse.

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