San Geminiano a Vicofertile è una pieve che si trova lungo una deviazione della via Francigena dalla via Emilia, all’incrocio di due strade nel centro del paese: il suo inserimento nella campagna circostante offre un impatto visivo felicissimo, che regala una gioiosa emozione ogni volta che la si vede.
La chiesa, di impianto altomedievale ma rimaneggiata nel XIII secolo, conserva un tipico aspetto romanico, dovuto però ad una radicale campagna di restauro eseguita all’inizio del Novecento, volta a rimuovere le sovrastrutture barocche che ne avevano totalmente stravolto l’assetto.
L’esterno presenta un paramento murario in conci di pietra ben squadrati, che danno vita ad un vivace gioco cromatico nella facciata, ulteriormente ravvivata da alcuni elementi decorativi risalenti al XIV secolo: una fascia di archetti intrecciati e un rosone in cotto. E’ inoltre notevole un portale laterale sul fianco sud, con un archivolto di reimpiego che incorpora tre pezzi finemente scolpiti a racemi e foglie.
L’interno è caratterizzato dall’abbondante presenza del cotto, che insieme all’accentuata luminosità dell’ambiente dà un forte calore, di accoglienza.
Nell’abside centrale è collocata la statua lignea di San Geminiano – opera settecentesca di un intagliatore locale – che un tempo veniva portata in solenne processione.
I capitelli propongono una ricca tematica figurativa con fogliame, intrecci, composizioni a figure umane e soprattutto animali: il capitello più interessante reca infatti una bizzarra danza di quadrupedi, che rimanda all’inesauribile fantasia dei bestiari medievali.
Il pezzo scultoreo di maggior pregio di San Geminiano a Vicofertile è il fonte battesimale: una vasca marmorea a forma di coppa per il battesimo ad immersione. Sulla fascia esterna sono scolpite a rilievo cinque nitide figurine, che con ogni probabilità raffigurano i riti della benedizione del fonte stesso, nella liturgia del sabato santo.
Vi sono due chierici, ciascuno regge a due mani un grosso cero acceso; un diacono reca una croce astile e un turibolo; un celebrante, che indossa una singolare dalmatica, benedice con la mano destra alzata ed è assistito da un ministro intento a sostenere il Vangelo con la mano sinistra.
Le figure sono semplici, essenziali, ingenue come pupazzetti infantili, eppure eseguite con accuratezza amorosa, dai tratti ben definiti realizzati su una superficie perfettamente levigata. I volti giovanili, i capelli tracciati a zig-zag con la zazzera corta tagliata a scodella, e soprattutto i grandi occhi tondi pieni di stupore rendono questi personaggi assolutamente indimenticabili, protagonisti di una straordinaria processione che da secoli e secoli ammalia pellegrini e visitatori.