In questi giorni ho visitato la mostra Raffaello il Sole delle Arti presso la Venaria Reale di Torino, e ciò mi ha portato a riflettere sul rapporto tra il grande pittore urbinate e la mia terra. In effetti di solito non si collega l’Emilia a Raffaello, eppure alcuni dei suoi massimi capolavori furono realizzati proprio grazie a committenze locali.
L’Estasi di Santa Cecilia (esposta in mostra), commissionata da una nobildonna felsinea nel 1514 per la cappella dedicata alla Santa nella chiesa di San Giovanni in Monte e oggi conservata all’interno della Pinacoteca Nazionale di Bologna, costituì un punto di svolta per la pittura emiliana. Segnò l’inizio del classicismo, e diversi grandi artisti ne furono influenzati: da Correggio, ai Carracci, a Guido Reni. A Parmigianino fu addirittura attribuita dallo studioso d’arte Roberto Longhi la figura della Maddalena, che si staglia luminosa all’estrema destra del dipinto, in forte contrasto coi toni opachi del suo pendant San Paolo.
E come non citare la celeberrima Madonna Sistina, capolavoro assoluto della pittura mondiale. Realizzata nel 1513 per il Convento di San Sisto di Piacenza, venduta nel 1754 ad Augusto III di Polonia, è oggi esposta alla Gemaeldegalerie di Dresda, dove si trova in posizione d’onore al termine di un lungo corridoio. Un quadro dal fortissimo impatto visivo, con una connotazione teatrale molto audace e moderna. E con personaggi, i due angioletti pensosi raffigurati nella parte inferiore, che sono diventati nel corso del tempo vere e proprie “icone pop”.
Raffaello ebbe anche rapporti con Parma, grazie un incarico da parte di Giovanna da Piacenza, colta badessa del monastero benedettino di San Paolo: l’opera, una Deesis tra i Santi Paolo e Caterina, ultimata verso il 1520 e attualmente visibile presso la locale Galleria Nazionale, alla fine non fu però dipinta dal maestro, ma da uno dei suoi più validi allievi, Giulio Romano. E sempre a maestranze raffaellesche vengono attribuite le decorazioni della Sala dei Cesari e della Sala dell’Asino d’Oro all’interno della Rocca dei Rossi di San Secondo Parmense, ricche di affreschi e stucchi di finissima fattura.