Il ricordo dei defunti caratterizza il mese di novembre; alcune testimonianze di lutto al Museo Archeologico di Parma mostrano come il rimpianto per gli affetti perduti e il tentativo di tenerne viva la memoria siano da sempre parte del nostro essere umani.
Ecco alcune storie di donne che gli archeologi  hanno potuto ricostruire grazie alle sepolture.

Lutto al Museo Archeologico di Parma: una sepoltura di 7.000 anni fa

Nella sezione preistorica del Museo Archeologico una sepoltura neolitica di circa 7.000 anni fa – quando ancora non esisteva la scrittura – ci parla dei defunti attraverso gli oggetti che persone care hanno scelto per il loro corredo funebre.

A Vicofertile (Parma) sono state scoperte le sepolture di tre uomini, un bambino e una donna sui quarant’anni deposti nel grembo della madre terra, rannicchiati su un fianco, con il viso volto ad oriente, come in attesa di una nuova nascita. Un giovane uomo tra i 20 e i 30 anni e il bambino di 7-8 anni sono stati sepolti con al fianco delle belle asce di pietra levigata, da guerriero, ma la sepoltura più interessante e insolita è quella femminile. La donna è stata collocata al centro del gruppo, perciò doveva avere un ruolo sociale importante. Fra le sue braccia è stata deposta la statuetta di una divinità femminile che forse è stata realizzata in tutta fretta proprio per accompagnare e proteggere la defunta.

Non sapremo mai il nome di questa donna del Neolitico, ma col passare dei secoli la scrittura consente ai protagonisti di raccontare la loro storia …

Lutto al Museo Archeologico di Parma: il lamento di una madre

 

Attraverso una lapide in latino del II secolo d.C. giunge a noi il lamento di Atilia Onesime, che piange la figlia Atilia Severilla, scomparsa a soli sedici anni. Alla fanciulla è toccata la sorte migliore “namque mori levior poena est quam quarere mortem” (perchè morire è pena più lieve che desiderare la morte). La madre, rimasta sola, immagina la figlia nei Campi Elisi, forse rapita da Plutone perché era bella e non ancora sposata.

Atilia Severilla vive nella parole scolpite sulla sua lapide, mentre alcuni oggetti preziosi raccontano un’altra storia …

Lutto al Museo Archeologico di Parma: una principessa longobarda

 

 

 

 

 

Nel 1950 alcuni scavi in centro a Parma hanno recuperato una fibula e altri preziosi oggetti in oro deposti in epoca longobarda (inizio del VII sec. d.C.) in una sepoltura femminile insieme a un bacile in bronzo.

La sepoltura purtroppo è andata perduta, ma oggetti così preziosi sono appartenuti a un personaggio di alto rango: una nobildonna longobarda che venne sepolta indossando i suoi gioielli: due anelli – quello a fascia probabilmente indica che era sposata – una cintura di cui resta il puntale in bronzo dorato, una collana o un braccialetto in oro e pietre dure, un abito di broccato guarnito con fili e lamine d’oro, un mantello chiuso sul petto dalla fibula a disco, un velo su cui era cucita la croce in lamina d’oro a testimoniare la sua fede cristiana. Anche il bacile di bronzo è un oggetto di lusso che forse allude al banchetto, oppure ai riti battesimali.

È suggestivo pensare che questa sia la sepoltura della principessa longobarda figlia del re Agilulfo, morta di parto a Parma nel 604 secondo lo storico Paolo Diacono.

Il Museo Archeologico Nazionale di Parma è uno dei musei italiani più antichi. Fa parte del Complesso monumentale della Pilotta. Ospita materiali di età romana da Parma e dal territorio, tra cui la celebre Tabula Alimentaria dagli scavi di Veleia (PC), una collezione egizia e molto altro. La visita al Museo può essere inclusa negli itinerari Parma capitale ducale.