Due splendidi leoni romani a Parma hanno finalmente trovato degna collocazione. Affiancano l’ingresso del Museo Archeologico Nazionale sullo scenografico scalone imperiale che conduce ai tesori del Complesso Monumentale della Pilotta: il Teatro Farnese, la Galleria Nazionale e la Biblioteca Palatina. La loro storia è antica, quasi quanto le origini della nostra città!
I due leoni in pietra di Vicenza (uno dei quali purtroppo è piuttosto malridotto) ornavano un ricco monumento funebre del I secolo a.C. lungo l’attuale via D’Azeglio, il tratto dell’antica via Emilia che dal centro città si dirige a ovest, verso Piacenza. In epoca romana infatti le zone sepolcrali si allineavano lungo le principali vie di accesso alla città, senza particolari distinzioni di ordine sociale o cronologico.
I nostri leoni vennero scoperti durante alcuni scavi alla metà del Novecento e fino a poco fa era esposti in una posizione piuttosto defilata sotto i voltoni del Palazzo della Pilotta.
Questa ricostruzione di un mausoleo romano ad Aquileia sulla base di alcuni reperti ci permette di immaginare il monumento funebre di cui facevano parte i leoni romani a Parma.
I Romani, e ancor prima i Greci e gli Etruschi collocavano spesso dei leoni, o altre fiere, spesso in atteggiamento aggressivo, come guardiani di luoghi sacri e inviolabili.
Nella Great Court del British Museum a Londra un leone colossale accoglie i visitatori. Questo leone, che pesa più di 7 tonnellate, coronava il tetto piramidale di una tomba monumentale a Cnido, nell’attuale Turchia. Secondo alcuni archeologi potrebbe risalire al II o addirittura al IV secolo avanti Cristo.
Il Cristianesimo si appropria di questo simbolo di fierezza e potenza: a Parma secoli dopo, nel 1200, due leoni in marmo veronese presiedono l’ingresso della Cattedrale di Parma. Gli animali nel bestiario medievale assumono valore simbolico e così questi leoni, stilizzati e composti, rappresentano Cristo che sconfigge il peccato e sostiene la sua Chiesa.
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