La Badia di Torrechiara si trova a ridosso del torrente Parma, in posizione defilata rispetto al borgo omonimo: qui il silenzio regna sovrano e aleggia un forte senso di pace. Edificata verso la fine del XV secolo per volontà di Pier Maria Rossi, potente feudatario locale e proprietario dei terreni circostanti, essa è dedicata a Santa Maria della Neve.
Il complesso fu quasi fin da subito legato ai monaci benedettini dell’Abbazia di San Giovanni Evangelista di Parma, che ne fecero un luogo di villeggiatura estiva. Anche i Duchi di Parma lo scelsero quale meta per i propri ritiri spirituali: nel XVIII secolo Don Ferdinando di Borbone fece allestire al suo interno un appartamento privato. Nel corso del tempo l’assetto originario della Badia di Torrechiara è stato in parte alterato, ma i rifacimenti non hanno scalfito la sua bellezza e la sua atmosfera.
Diversi sono gli spazi che compongono la Badia di Torrechiara, a partire dal chiostro quattrocentesco armoniosamente scandito dall’andamento delle arcate, dove è piacevole passeggiare in assoluta tranquillità. Lungo il perimetro si aprono diversi ambienti che custodiscono opere di pregio, tra cui spicca un piccolo oratorio impreziosito da un delizioso affresco che rappresenta la Madonna col Bambino in Mandorla. Sempre nel chiostro si trova anche una preziosa campana datata 1475, con le insegne araldiche della famiglia Rossi.
Si entra poi nella chiesa, arricchita da decorazioni pittoriche che risalgono prevalentemente al XVIII secolo. In una delle due cappelle laterali è raffigurato il miracolo della Madonna della Neve. L’episodio si riferisce ad una leggenda, secondo la quale una copiosa quanto anomala nevicata ricoprì il colle romano dell’Esquilino il 5 agosto dell’anno 352: la neve formò una sorta di perimetro sul quale fu in seguito costruita la Basilica di Santa Maria Maggiore. La festa era molto diffusa nel Medioevo, e ciò spiega la scelta dell’intitolazione della Badia di Torrechiara.
La struttura più singolare e di maggior impatto visivo è sicuramente il Belvedere, deliziosa architettura tardo barocca prospiciente il torrente Parma. Da qui i monaci potevano ammirare il panorama e soprattutto controllare il livello delle acque. L’aspetto ludico e ricreativo è ben sottolineato dalle decorazioni profane del padiglione. Ancora adesso è estremamente appagante sedersi a contemplare il paesaggio, in perfetta armonia con la natura circostante.
Oggi la comunità benedettina è rappresentata da un piccolo nucleo di monache che, fedeli al motto ora et labora, hanno impiantato un laboratorio apistico per la produzione di prodotti naturali: creme, unguenti e oli speciali. Queste preparazioni si basano su ricette molto antiche, ereditate dall’attività dell’antica Spezieria di San Giovanni Evangelista di Parma, dove fin dal 1200 erano ottenuti medicamenti a base naturale.