Le castagne in Appennino sono uno dei prodotti autunnali più amati – frutti umili ma molto popolari, che un tempo avevano un ruolo importantissimo nell’economia rurale insieme agli alberi che li producevano.
Il legno del castagno, duro e resistente, è ideale per le costruzioni e per realizzare utensili; per questo gli antichi Romani lo apprezzavano molto. Le castagne, dolci e nutrienti, a causa delle carestie nel Medioevo divennero il “pane dei poveri”, un cibo fondamentale nella dieta delle popolazioni contadine, soprattutto nelle montagna dove il grano scarseggia.
Ottobre è ancor oggi il mese delle castagne in Appennino; molte località in provincia di Parma organizzano feste e sagre dedicate a questo frutto dei loro boschi.
Le castagne sono versatili: si consumano fresche, cotte al forno, bollite arrostite o glassate, ma si possono anche essiccare per conservarle a lungo. La farina di castagne, che si ricava dai frutti essiccati, è l’ingrediente ideale per polente, tagliatelle, crespelle, frittelle e dolci di vario tipo, saporiti e ad alto valore energetico, come la “pattona” o castagnaccio, un dolce tradizionale, semplice e gustoso, molto popolare a Parma e dintorni.
La castagna è protagonista anche di una leggenda che la inserisce nell’eterno conflitto tra il bene e il male: il diavolo dispettoso racchiude il frutto nutriente e prelibato in un guscio spinoso e Dio misericordioso restituisce il suo dono ai poveri facendo sì che il riccio si dischiuda nel segno della croce.
I boschi dell’Appennino sono ancora caratterizzati da castagneti con alberi secolari ed è possibile percorrerne i sentieri scoprendo paesaggi affascinanti. In Valtaro si trova per esempio il sentiero dei castagni mentre in Val Bratica, nel comune di Monchio delle Corti il Parco dei Cento Laghi ha recuperato alcuni vecchi essiccatoi trasformandoli in bivacchi attrezzati.